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L'universalità delle cure è possibile

In Italia, come del resto in tutto il mondo l’aspettativa di vita si è alzata (negli anni 50 nel nostro Paese era di 60 anni, oggi sfiora gli 85) e contemporaneamente la diffusione delle malattie croniche. Occorre ripensare i sistemi di welfare sanitario, perché si sta andando verso l’insostenibilità finanziaria del modello di sanità finora adottato.

Si impone dunque un profondo ripensamento della sanità italiana, purtroppo non ancora affrontato seriamente a livello di dibattito pubblico. Tutti i cittadini hanno diritto alla salute e all’accesso alla sanità e quindi occorre mantenere saldo il principio dell’universalità delle cure.

il modello da adottare dovrà essere plurale, accanto al pubblico bisognerà dare spazio alla sanità integrativa gestita dagli enti mutualistici, cioè non profit.


“Ora, l’errore madornale che fanno in tanti è dividere gli operatori sanitari in pubblici e privati. Questo dualismo è sbagliato e fa danni, perché la sanità mutualistica è certamente privata dal punto di vista giuridico, ma è ben diversa da quella profit. Lo schema corretto è triadico, composto da pubblico, privato e civile. Un settore, quest’ultimo, che si muove con gli strumenti dei fondi sanitari, delle società di mutuo soccorso e delle casse di assistenza sanitaria, che appartengono al Terzo settore, non c’entrano nulla con le assicurazioni sanitarie private profit, e che a mio parere andrebbero sostenute con adeguati benefici fiscali. Così facendo non si privatizzerebbe la sanità, come molti paventano, ma si sosterrebbe una sanità integrativa che fa dei principi di mutualità e reciprocità le proprie linee guida; quindi una sanità davvero universale che garantisce a tutti il diritto fondamentale alla salute.”

prof. Zamagni

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